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Affari tuoidi Antonio Zuliani

Desidero presentare una breve riflessioni sui meccanismi psicologici di un noto gioco televisivo: Affari tuoi.
Non ritengo sia necessario spiegare il gioco: tutti almeno una volta l’hanno visto. Come psicologo mi interessa mettere in luce le principali dinamiche psicologiche che contiene.

Prima di tutto è necessaria una premessa: parliamo di uno spettacolo e tutto ciò che avviene in trasmissione è pensato in questa logica.
Il primo meccanismo sta proprio nella scelta dei giocatori compiuta non tanto per abilità o competenze specifiche, ma per la storia che hanno da raccontare su se stessi e sulla loro famiglia: famiglia che spesso partecipa al gioco stesso.

Se questa è la finalità principale, al conduttore e al “dottore” spetta il compito di far si che il programma si protragga fino alla fine dell’orario previsto e che il concorrente non abbandoni lo spettacolo prima che diventi emozionante.

Per raggiungere tale scopo si utilizzano, tra gli altri, due meccanismi interessanti.

In piomo luogo, pur essendo Affari tuoi è un gioco di pura fortuna, dove cabale, superstizioni e numerologie varie non hanno alcuna incidenza il presentatore spinge sempre il concorrente a riferirsi a strategie di questo tipo.

Il puntare sul pensiero magico accresce l’audience a fornisce allo spettatore la rassicurazione che questo arcaico meccanismo sia sempre valido per combattere una delle difficoltà più grandi che si trova ad affrontare: la presenza del caso.
A scanso di equivoci ecco il conduttore pronunciare il fatidico “bravo”, ogni qual volta il concorrente elimina un pacco di poco conto. Cosa centri la bravura con la fortuna è tutto da spiegare.

Vi è poi la suspance relativa alle decisioni che il concorrente deve prendere che devono essere le più telegeniche possibili.
Come avviene ciò? Semplicemente con quello che dice il conduttore il concorrente tentenna di fronte ad un offerta ragionevole per abbandonare il gioco: prima riconosce la ragionevolezza della sua scelta di accettare (una cifra così …. nelle tue condizione …. cambierebbe…. ) per poi aggiungere il fatidico “d’altra parte anche lasciare la prospettiva di una vincita ….” e qui cita la cifra massima rimasta in gioco.
Il meccanismo mentale denominato avversione alle perdite è ben noto ai neuropsicologi e mostra come le persone di fronte alle situazioni incerte non valutano attentamente le informazioni che hanno in loro possesso, né si producono in un calcolo delle probabilità, bensì si affidano a delle scorciatoie mentali che in questo caso evidenziano come le perdite giganteggino rispetto alle vincite. Ecco allora il concorrente decidere più sulla base del timore di perdere la grossa cifra rimasta in gioco più che sulla possibilità di portarsi comunque a casa una cifra interessante e per lui utile.
Appare molto difficile per il concorrente poter staccarsi dalla prospettiva di guadagnare una forte cifra e la seppur fuggevole sensazione che ciò sia possibile, anzi sia alla portata della sua mano diviene più forte della ragionevolezza che gli farebbe accettare una cifra certa, ma più bassa.

Affari tuoi è una vera metafora del funzionamento del nostro cervello